Killer Joe

Killer Joe

Titolo originale: Killer Joe

Friedkin è l’autore di grandi classici come Il Braccio violento della legge, Cruising, Vivere e Morire a Los Angeles. Qui si appropria con disinvoltura e humour sommo del classico schema a favola dei fratelli Coen, laddove vi si parla di un Principe Azzurro e di una bellissima Cenerentola che sembra una mignotta. Ovvio, il Principe non è altri che un sicario prezzolato camuffato da poliziotto integerrimo. Bisogna ammazzare, per soldi, una madre disgraziata. C’è anche una Baby Doll indotta alla prostituzione dalla famiglia avida. Nessuno, nel film, del resto è quello che appare. Per Friedkin è il Male – il suo fascino, la sua inevitabilità –a dominare le vicende umane. Un male che si è separato solo da una sottilissima linea dal Bene. Una certa stravaganza è stata peraltro una cifra costante del cinema di Friedkin – una certa tendenza ad andare sopra le righe, a delineare personaggi bizzarri, anche sessualmente – e dunque non urta vedere come Killer Joe assomigli al Vincent Vega di PULP FICTION. Friedkin prosegue nella cinica esplorazione dell’anima umana, dell’istinto di morte che sgorga quasi automaticamente. Della pulsione autodistruttiva del singolo all’interno di un contesto sociale indifferente e di un’assenza di regole di comportamento rispettate da tutti, del sesso come strumento di potere. Il cinismo della visione si accompagna qui a un umorismo feroce e grottesco.

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