Ostia, 1995. Ventenni, Cesare e Vittorio tirano a campare tra scorribande notturne, alcol e droga. Il primo ha perso la sorella e vive con la mamma e la nipotina malata di aids, il secondo ha lasciato Viviana per la ragazza madre Linda, che lo spinge a trovare un lavoro e diradare le uscite con Vittorio. Il quale farà coppia con Viviana, andando a vivere in una casa mezza diroccata e cercando di uscire dal tunnel della droga. Ma la strada è piena di imprevisti e il destino è sempre in agguato. Una storia non certo inedita, tra voglia di riscatto e nuove cadute, che la regia vivifica con un'empatia e una commozione straordinarie. Senza mai edulcorare scelte o ambientazioni, la sceneggiatura firmata dal regista con Giordano Meacci e Francesca Serafini riesce ad evitare un registro troppo naturalistico, fermandosi sempre un attimo prima di cadere nel compiacimento effettistico. Il regista guarda con tenerezza e comprensione i suoi antieroi ma senza sentire il bisogno di giustificarli o di nasconderne limiti e asprezze. Un film testardamente voluto da Valerio Mastandrea che ha bussato a mille porte per trovare i finanziamenti e permettere a Caligari di portare a termine le riprese prima che un tumore gli impedisse di vedere il film terminato. Quattordici nomination ai David ma solo un riconoscimento, al suono di Angelo Bonanni.